Per la prima volta Fiat sceglie l’architettura meccanica a trazione anteriore e motore trasversale. Nasce la più piccola tre volumi della Casa di Torino che riscontra subito il consenso del mercato, coronato dell’elezione ad Auto dell’Anno 1970.
Il costante rinnovamento della gamma porta la Casa torinese a lanciare la nuova Fiat 128 per sostituire l’ultima serie di Fiat 1100 R. L’esordio avviene nella primavera del 1969, dopo il Salone di Ginevra nel quale è stata protagonista, non solo dello stand, la nuova ammiraglia Fiat 130.
La Fiat 128 presenta una vera rivoluzione in casa Fiat, proponendo la trazione sulle ruote anteriori combinata alla collocazione trasversale del motore a cui viene affiancato il cambio. L’ingombro contenuto del complesso propulsivo permette di lasciare molto più spazio nell’abitacolo non solo per l’assenza del tunnel centrale, favorendo così l’abitabilità e la capacità di carico in rapporto all’ingombro complessivo, ma anche contenendo il numero di organi meccanici a vantaggio della riduzione del peso e quindi, dei consumi. Questa scelta tecnica ha anche una conseguenza positiva sui costi. L’innovativo schema approda per la prima volta su una Fiat dopo la positiva sperimentazione attuata con il marchio satellite Autobianchi sul modello Primula. Sarà base tecnologica di partenza anche per la più compatta Fiat 127 pochi anni dopo.
Innovativo non solo lo schema costruttivo, ma anche il motore stesso. L’Ing. Aurelio Lampredi disegna un compatto e moderno 4 cilindri in linea di 1.116 cc con un singolo albero a camme in testa comandato da cinghia dentata in gomma: 55 CV per una velocità massima che supera i 135 km/h. All’avanguardia anche la ciclistica, con sospensioni indipendenti sulle quattro ruote e freni a disco anteriori e a tamburo al retrotreno.
La berlina progettata da Dante Giacosa e lunga 3,85 metri ha, come le sorelle maggiori 124 e 125, una carrozzeria tre volumi proposta in versione a due o quattro porte. Nell’autunno dell’anno di lancio viene presentata anche la versione familiare, con due porte e un portellone che permette il facile accesso al vano di carico che si sviluppa anche in altezza. L’abitacolo è semplice ma spazioso e luminoso, ottima la capacità del baule della tre volumi, più corto del vano anteriore ma ben proporzionato e di forma squadrata anche all’interno. L’assenza della ruota di scorta, collocata accanto al motore, consente di sfruttare meglio i volumi a disposizione.
La 128 si rivela subito vincente come ottima compatta auto di famiglia: 20 cm e oltre 100 kg meno della sorella maggiore 124. Riscontra subito il successo del pubblico anche per il prezzo: 875.000 Lire la 3 porte e 930.000 la 5 porte. A meno di un anno dal lancio è già tra le best seller europee e, nel marzo del 1970, al Salone di Ginevra, viene eletta Auto dell’Anno.
La gamma si arricchisce con l’aggiunta di diverse versioni sportive: dalla Rally alle varianti coupé capaci di ottenere anche pregevoli risultati nelle competizioni. Mentre la berlina si rinnova seguendo l’evoluzione dei materiali, la produzione si estende anche all’estero: dalla Jugoslavia alla Spagna, dall’Egitto all’Argentina.
Al Salone di Ginevra, nel marzo 1971, fa il suo esordio la Fiat 128 Rally. Nasce sulla carrozzeria due porte, la più leggera ma anche la meno richiesta dal mercato. Qualche modifica estetica la differenzia dalla berlina da cui deriva: la griglia a nido d’ape della calandra è verniciata in nero opaco, al centro lo stemma Fiat circolare con corona d’alloro come sulle vetture sportive. Il paraurti anteriore cromato è diviso in tre, con la parte centrale tubolare e, ancorati agli elementi laterali, due fari aggiuntivi di profondità. Dietro, quattro proiettori tondi, presi dalla 850 Sport Coupé, accentuano il carattere sportivo, con la targhetta “Rally” su battente di cofano e baule. Una banda adesiva nera nella parte bassa delle fiancate completa l’opera.
L’abitacolo è più curato, i sedili anteriori più sportivi e dotati di poggiatesta, mentre nel cruscotto compare il contagiri dietro al volante due razze traforate tipico delle Fiat sportive. Sotto il cofano l’aggiunta del servofreno migliora l’impianto frenante mentre il monoalbero sale a 1.290 cc e la potenza a 67 CV. Non è e non deve essere la 128 più potente perché quel compito è affidato all’imminente versione coupé, tanto che, curiosamente, la Rally 1300 si rivela più parca nei consumi della berlina 1100.
Al Salone dell’Auto di Torino, nel novembre del 1971, viene presentata la Fiat 128 Sport Coupé. Il Centro Stile Fiat accorcia il passo di 22 cm e irrobustisce il pianale. La carrozzeria coupé presenta un parabrezza più basso e inclinato e un lunotto spiovente che termina in un corto terzo volume con coda tronca, mentre il cofano del baule accenna alla curvatura di uno spoiler. Potenziate entrambe le motorizzazioni: il 1.116 eroga 64 CV mentre il 1.290 sale a 75 CV. Entrambe le motorizzazioni sono declinate in due allestimenti: S (Sport) e SL (Sport Lusso). Differiscono per la calandra, la prima con due fari rettangolari e la seconda con doppi fari tondi e più cromature.
Comincia così l’impiego nelle competizioni, non tanto quello ufficiale quanto da parte dei preparatori che trovano nelle versioni sportive della Fiat 128 delle ottime basi: motori robusti che si prestano all’elaborazione e complessivamente vetture leggere ed economiche, adatte all’impiego in pista, nelle corse in salita e nei rally. Perfette vetture scuola, consentono di formare giovani piloti emergenti come Giuseppe Ceccato, Federico Ormezzano e Attilio Bettega. Successi anche all’estero: su tutte le quattro vittorie assolute, dal 1971 al 1974, conquistate da equipaggi locali a bordo di Fiat 128 al Canadian Winter Rally, l’impegnativa kermesse invernale sulle innevate strade canadesi.
Contemporaneamente, la berlina continua il suo percorso di successo e nel 1972 il primo restyling adegua la Fiat 128 alle esigenze del momento: via i rostri dai paraurti, plancia più curata e luci posteriori più grandi. Nel 1974 nasce la Fiat 128 Special caratterizzata dai fari rettangolari e dal paraurti più alto. Con il 1976 arriva la terza serie che porta in dote l’aggiunta di resine plastiche, soprattutto nei paraurti. Anche la Sport Coupé nel 1975 viene sostituita dalla Fiat 128 3P (tre porte): le nuove linee della coupé, più lineari e squadrate, terminano con un moderno portellone che si chiude sopra le sei originali luci a sviluppo verticale.
La produzione italiana, nata nello stabilimento di Rivalta, prosegue fino al 1985, dopo aver passato il testimone alla più moderna Fiat Ritmo due volumi, mentre proseguono fino al nuovo millennio quelle estere: dalla Zastava 128 in Jugoslavia, in Spagna con il marchio Seat prosegue la produzione della 3P, in Egitto la Nasr 128 e negli stabilimenti in Argentina diversi modelli dalla quattro porte 128 Rural a una familiare a cinque porte.