Dal nome del figlio di Enzo Ferrari e dell’impellenza imposta dalle competizioni nasce un accordo tra Ferrari e Fiat per la produzione di una spider e una coupé che vengono disegnate e assemblate da due grandi carrozzieri torinesi.
A metà degli anni Sessanta la Ferrari ha urgenza di omologare un motore per le monoposto di Formula 2: stringe quindi un accordo industriale con la Fiat per la fornitura dei motori 6 cilindri a V “Dino”, così chiamati in onore del figlio di Enzo Ferrari, prematuramente scomparso, che aveva contribuito alla loro progettazione.
Intorno al nuovo raffinato motore V6 due litri, in Fiat si decide la produzione di due vetture sportive. Nel 1966 a Pininfarina viene affidata la creazione della Spider, mentre l’anno successivo Bertone presenta la Coupé, che col passo allungato rispetto alla spider diventa quattro posti: più lunga e quindi leggermente più pesante e meno veloce, ma che al mercato piace subito più della pur affascinante spider.
Nello schema convenzionale il motore posto anteriormente in posizione longitudinale è accoppiato a un cambio a cinque marce. La trazione è posteriore e utilizza uno sportivo differenziale autobloccante. Le sospensioni anteriori sono indipendenti su molle elicoidali, mentre il ponte posteriore è rigido, su balestre monofoglia. Quattro freni a disco equipaggiano sia la Spider sia la Coupé.