Ad affiancare berlina, coupé e spider già in produzione, nel 1975 arriva un’originale coupé tre porte con ampio vano di carico adatta anche alle famiglie: Lancia Beta HPE, High Performance Estate, cioè familiare ad alte prestazioni che oggi chiameremmo shooting brake.
La denominazione “shooting brake” per le automobili nasce tra gli anni ’50 e ’60 nei paesi anglofoni ma soprattutto nel Regno Unito, utilizzata per identificare vetture sportive nelle prestazioni ma dotate di ampio e accessibile vano di carico, apprezzato in particolare dai giocatori di golf per riporre l’attrezzatura. Il nome si rifà all’impiego, all’epoca delle carrozze, dei cavalli più focosi per trainare carri pesanti, che avrebbero quindi frenato (brake significa freno) il loro eccessivo entusiasmo. Ultimamente il termine è tornato in auge per descrivere auto sportive, basse e filanti, ma dotate di un comodo portellone d’accesso all’ampio vano di carico.
Agli inizi degli anni Settanta la Lancia Beta è il primo modello che nasce dopo il passaggio nell’orbita Fiat. La berlina due volumi, disegnata nel Centro Stile Fiat, fa il suo esordio al Salone di Torino nel novembre 1972, seguita l’anno dopo dalla Beta Coupé, col passo accorciato, progettata da Piero Castagnero già padre degli stilemi della vincente, nei rally come nelle concessionarie, Fulvia Coupé. Alla famiglia Beta è affidato il difficile compito di sostituire la gamma Fulvia ancora in produzione e che, sull’onda dell’inaspettata vittoria al Rally di Montecarlo nel gennaio 1972, resterà in produzione nella versione coupé fino al 1976.
La famiglia Beta si avvale di un telaio moderno, dotato di sospensioni indipendenti di tipo MacPherson, solitamente utilizzate solo per l’asse anteriore, poste sulle quattro ruote. La trazione anteriore è mossa da motori di origine Fiat, seguendo l’architettura del glorioso “bialbero Lampredi” che equipaggia le Fiat 124 più sportive e le 125 presto sostituite dalle nuove 132. Le versioni Lancia dei motori sono riviste per erogare potenze maggiori e tenere così ben distinti i due marchi anche nelle schede tecniche, oltre che nell’estetica, nelle dotazioni e nelle finiture.
Nel 1974 Pininfarina dalla coupé ricava una versione targa denominata Spider poi messa in produzione da Zagato. Per creare l’HPE, invece, il carrozziere torinese prende il pianale più lungo, quello della berlina, e tutta la parte anteriore della coupé fino alle portiere, da lì modifica l’andamento del vetro laterale posteriore che sale leggermente, ma soprattutto il montante posteriore che prolunga il tetto e disegna un trapezio che segue l’inclinazione dell’ampio portellone. È questo l’elemento che caratterizza la Beta, un po’ coupé e un po’ familiare. Il portellone, incernierato sull’attaccatura al tetto, dispone di una cornice sottile che si allarga per terminare all’altezza della linea di cintura, formando l’accenno di spoiler. L’ampio lunotto è caratterizzato internamente da una veneziana che filtra e protegge non solo dalla luce il contenuto del bagagliaio. Il motivo della veneziana è ripreso esternamente fino a 3/4 del montante posteriore.
Negli interni plancia e sedili anteriori sono presi dalla coupé, mentre la parte posteriore è diversa sia dalla berlina sia dalla coupé. Il divano è diviso al centro tanto nelle sedute quanto negli schienali, con i segmenti ribaltabili e abbattibili singolarmente. Solidale alla fiancata resta una parte dello schienale che prosegue con una leggera curvatura laterale. Le due sedute ribaltate e abbattute formano un piano unico con la parte posteriore del vano di carico. La modularità del sistema consente di portare carichi lunghi solo su un lato e ospitare ancora tre persone, conducente compreso, mentre avanzando i sedili anteriori e sbloccando gli schienali è possibile prolungare il vano fino a creare un comodo giaciglio per due persone.
Il risultato è una originalissima coupé con la capacità di carico di una station wagon, elegante e sportiva come tradizione Lancia, con in più quella versatile modularità che verrà riproposta solo in seguito su vetture multispazio.