Per il fondatore Vincenzo Lancia le corse automobilistiche dovrebbero essere esclusivo appannaggio dei clienti, mentre il figlio Gianni, è di parere opposto: gli ottimi piazzamenti dell’Aurelia B20 GT diventano proprio l’occasione per creare la Scuderia ufficiale Lancia. Nel 1953 nasce così la più bella e vincente barchetta da competizione dell’epoca: la Lancia D24 Spider Sport.
L’anima sportiva ha sempre caratterizzato le vetture Lancia, sin dalla fondazione. Non poteva essere altrimenti, visto che Vincenzo Lancia era stato capo collaudatore e pilota ufficiale Fiat nei primi del Novecento, vincendo in Europa e anche in America. Dalla fondazione del proprio marchio, nel 1906, il geniale imprenditore partecipa a poche gare per poi lasciare lo spazio ai propri clienti di cimentarsi nelle corse. Infatti, per ogni modello la Lancia realizza sempre allestimenti “corsa”, senza più però schierarsi direttamente o attraverso una scuderia ufficiale del marchio. La situazione resta invariata finché Vincenzo Lancia resta in vita, ma anche, per qualche tempo, quando subentra alla gestione dell’azienda il figlio Giovanni, meglio noto come “Gianni”.
La svolta avviene in seguito alla nascita della coupé Aurelia B20 GT nel 1951. Il geniale motore V6 dell’ingegner Francesco De Virgilio si rivela subito adatto alle elaborazioni e immediatamente vincente. I successi dei clienti stimolano Gianni Lancia, da sempre affascinato dalle corse, a creare la Scuderia Lancia ufficiale che raccoglie subito ottimi risultati nelle competizioni più prestigiose. L’agile Aurelia B20 GT si mette in mostra alla 1OOO Miglia del 1951 quando Giovanni Bracco e Umberto Maglioli, con una vettura praticamente di serie, sono secondi alle spalle della potentissima Ferrari 340 America con motore V12: la GT torinese si dimostra particolarmente maneggevole e stabile nei tratti più tortuosi dove la Ferrari fatica a sfogare la potenza.
Non solo la vittoria alla 1OOO Miglia ma, più in generale, con i successi nella Classe Gran Turismo parte lo slancio per creare vetture concepite unicamente per le competizioni. Il passo non è immediato: nel 1953 viene creata la Lancia D20 Coupé Sport carrozzata da Pinin Farina. È ancora un’evoluzione dell’Aurelia B20 GT, con carrozzeria in alluminio e il V6 portato a cilindrate superiori: 3 e 2,7 litri, quest’ultimo con compressore, raggiunge i 240 CV. Mentre la D20 è impegnata nelle competizioni con risultati promettenti, i tecnici Lancia partendo dalla stessa base creano la versione scoperta: la D23 Sport Spider. Quattro gli esemplari realizzati, con il motore 3 litri da 217 cv e l’adozione del ponte De Dion al posteriore.
Il 1953 si rivela un anno di grande fermento: la D23 è la vettura ponte sulla quale sperimentare diverse soluzioni, mentre in tempi record, viene creata la nuova Lancia D24 Sport Spider. Il telaio in traliccio di tubi al cromo-molibdeno ha il passo accorciato rispetto alla D23, mentre il V6 ora raggiunge i 3,3 litri per 245 CV.
L’architettura è ormai definitivamente da motore da corsa: due assi a camme in testa per ciascuna bancata, due spinterogeni e due candele per cilindro, ma soprattutto la lubrificazione a carter secco con serbatoio e radiatore dell’olio. Ad alimentare il V6 tre carburatori doppio corpo Weber da 46. Mantenendo lo schema dell’Aurelia, il cambio è in blocco con la frizione al retrotreno, davanti al differenziale: riprogettato e irrobustito ha quattro marce sincronizzate a partire dalla seconda, e dispone di ben otto rapporti al ponte differenti per adattare la vettura ai diversi tracciati. Sospensioni indipendenti all’avantreno e assale rigido con ponte De Dion al retrotreno con freni a tamburo collocati “in-board” per ridurre le masse non sospese.
La carrozzeria della barchetta è bassa e filante, con curve sinuose che terminano nei due fari sporgenti a chiudere i parafanghi, mentre l’ampia bocca al centro, che disegna una calandra inclinata in avanti verso il basso, segue la stessa curvatura dei parafanghi. Sul cofano la presa d’aria dinamica porta aria ai tre carburatori doppio corpo. La parte posteriore si chiude quasi a goccia, raccordando le curve superiori e laterali di parafanghi e baule con la parte inferiore della carrozzeria.
L’eleganza appartiene da sempre alle vetture Lancia e la D24, pur con la concretezza della belva da competizione, mantiene la tradizione: all’epoca viene considerata la più bella tra le vetture Sport.
Ottiene undici successi su diciassette competizioni disputate. Un dominio a livello mondiale: dalla Carrera Panamericana alla Targa Florio fino alle altre prestigiose gare siciliane. Vince nelle corse in salita e conquista, con il due volte Campione del Mondo di Formula 1 Alberto Ascari, la prestigiosa Mille Miglia del 1954.
L’approdo alle competizioni è da primato: partecipa a diciassette gare e per ben undici volte è sul gradino più alto del podio. Con Juan Manuel Fangio vince la Carrera Panamericana-Mexico nel 1953 precedendo Piero Taruffi sempre su D24; l’anno seguente, sempre con Taruffi, conquista la Targa Florio, il Giro di Sicilia e la Coppa d’Oro di Siracusa; condotta da Gigi Villoresi vince il Gran Premio di Oporto, mentre Eugenio Castellotti domina le corse in salita, dalla Bolzano-Mendola alla Aosta-San Bernardo, la Bologna-Raticosa, Treponti-Castelnuovo e la Firenze-Siena.
L’avvincente trentottesima edizione della Targa Florio vede le Lancia D24, che al rientro dalla vittoria oltre oceano sono battezzate “3.300 Carrera”, di Piero Taruffi ed Eugenio Castellotti contendersi la vittoria con le agili Maserati condotte da Musso, Scarlatti e Bellucci. Castellotti si aggiudica il giro più veloce, alla media di 93.116 km/h del piccolo circuito delle Madonie, ma è Taruffi a conquistare la vittoria precedendo sul podio la Maserati di Musso e una delle tante Lancia Aurelia B20 portata al traguardo da Roberto Piodi.
Ma la vittoria più prestigiosa è alla “corsa più bella del mondo” come la definiva Enzo Ferrari: la 1OOO Miglia. Al “giro di boa” a Roma, la massacrante gara lungo le splendide strade italiane ha già mietuto diverse vittime autorevoli: al comando sono le Lancia D24, davanti Piero Taruffi seguito a quattro minuti da Alberto Ascari, i due alfieri Lancia precedono la prima Ferrari 375 Plus di Maglioli già in ritardo di 12 minuti. La tradizione che chi è in testa a metà gara non vinca viene rispettata anche nella XXI edizione. Taruffi esce di strada nel superare due concorrenti più lenti, danneggia la vettura, raggiunge l’assistenza di Firenze per poi ritirarsi spianando così la strada alla vittoria di Alberto Ascari.
È così che Ascari, alla media di 139,645 km/h al volante della Lancia D24 n°602, precede di oltre mezz’ora la Ferrari 500 Mondial di Vittorio Marzotto sul traguardo di Brescia. In 11 ore 26 minuti e 10 secondi Ascari, due volte Campione del Mondo di Formula 1 ma considerato il meno esperto delle corse su strada dei compagni di Scuderia (Eugenio Castellotti, Piero Taruffi e Luigi Valenzano), porta la Lancia D24 a conquistare il primo posto. La prima e unica vittoria della Lancia alla 1OOO Miglia.