A metà anni Settanta il marchio Lancia torna a proporre un’autentica ammiraglia. La nuova Lancia Gamma mantiene la consolidata trazione anteriore con un nuovo motore boxer per due carrozzerie: un’originale filante due volumi a coda tronca e un’elegantissima coupé tre volumi.
Dopo l’ingresso nell’orbita Fiat alla fine degli anni Sessanta, il marchio Lancia ha nuova linfa per poter sviluppare altri progetti. Nascono così programmi per due famiglie di auto: il primo che approda al pubblico è quello della Beta che esordisce al Salone di Torino nel novembre del 1972. Ma l’ambizione dei vertici Fiat per quello che nel corso degli anni si è distinto come marchio di lusso torinese è tornare produrre una vera ammiraglia, una vettura di classe superiore rispetto alla Beta.
Per creare la nuova Lancia Gamma gli sforzi progettuali più intensi si concentrano sulla scelta del motore che deve avere cilindrata, potenza e coppia adeguati alla caratura della vettura. Tra le diverse soluzioni, il glorioso V6 delle Flaminia che prima ancora aveva reso celebre le Aurelia, o l’evoluzione del boxer della Flavia cresciuto fino a due litri. Scartato anche il V6 delle Dino Ferrari e Fiat che verrà utilizzato per la Stratos, la scelta cade sulla progettazione e costruzione di un nuovo motore a 4 cilindri contrapposti che in comune con quello della Flavia ha soltanto l’architettura boxer ma è completamente differente. Con largo impiego di alluminio la sofisticata nuova unità risulta tra le più leggere: l’inedito 4 cilindri 2,5 litri sviluppa 140 CV con un’erogazione particolarmente rotonda, proprio ciò che occorre a una vera ammiraglia. Per adeguarsi alla legislazione italiana che impone l’IVA maggiorata per le cilindrate superiori ai due litri, dal boxer 2,5 litri viene ricavata un’unità da 1.999 cc che sviluppa 120 CV.
L’architettura complessiva della Lancia Gamma dimostra grande attenzione alla sicurezza, quel che spicca però è il disegno della carrozzeria, nata in collaborazione con Pininfarina, fuori dagli schemi tradizionali per l’epoca: due volumi dalla linea filante con coda tronca. L’abitacolo spazioso è reso particolarmente luminoso dalle ampie superfici vetrate: dai tre vetri laterali al grande lunotto fisso e molto inclinato.
In stile con la tradizione Lancia anche la cura per i materiali interni, il divano posteriore è ben sagomato e offre due sedute comode e avvolgenti quanto le poltrone anteriori. Ideale per la famiglia la notevole capacità di carico del bagagliaio, chiuso dal baule che apre la parte verticale e la porzione terminale del volume che segue il lunotto con una originale veneziana. Raffinatezze ulteriori come i tessuti di ottima qualità, il volante regolabile in altezza, i quattro alzavetri elettrici e la regolazione sempre elettrica del retrovisore esterno, contribuiscono a definire lo stile elegante e di gran pregio.
Lusso e comfort sono le peculiarità della Lancia Gamma che esordisce a Ginevra nel 1976. Affiancata dall’elegante Gamma Coupé, quattro anni dopo nasce la seconda serie che affina la tecnologia meccanica con l’adozione dell’iniezione elettronica.
La presentazione ufficiale della nuova ammiraglia avviene nel 1976, al Salone Internazionale di Ginevra: esordisce così la nuova Lancia Gamma. Nello stand la berlina viene affiancata dall’elegante versione coupé proposta da Pininfarina su disegno di Aldo Brovarone.
Pininfarina crea la Lancia Gamma Coupé accorciando il passo sul quale il designer biellese progetta una filante Gran Turismo due porte tre volumi. Con spigoli netti risulta particolarmente ben proporzionata: caratterizzata da parabrezza e lunotto con inclinazioni pronunciate e molto simili, sfoggia un lungo e basso cofano motore e un baule che, con due nervature inclinate, porta la parte centrale più in basso per uno stile originale e aerodinamico. Ben raccordati anche gli ampi paraurti che dimostrano l’attenzione normativa verso i mercati esteri. Funzionale e tecnicamente raffinata la regolazione automatica dell’altezza dei fari.
L’eleganza e l’accuratezza del design della versione coupé rischia di mettere quasi in secondo piano l’originale versione berlina ma, benché presentate insieme nel 1976, le coupé approdano nelle concessionarie oltre un anno dopo l’esordio a Ginevra, lasciando così spazio alla diffusione della filante quattro porte.
A cavallo tra il 1978 e il 1979 vengono apportate alcune modifiche meccaniche per migliorare l’affidabilità, l’aggiornamento resta anche nella seconda serie del 1980 che porta in dote l’adozione dell’iniezione elettronica Bosch “L-Jetronic” sul motore di cilindrata maggiore che prende la denominazione Lancia Gamma 2.5 i.e. mentre la versione 2.5 a carburatore rimane in produzione soltanto per l’esportazione.
Oltre al motore, le novità della Lancia Gamma seconda serie riguardano la calandra, che si uniforma a quella di tutte le altre Lancia riproponendo, a sviluppo orizzontale, la forma tipica a scudo presente sulle vetture del passato. Cambia anche il paraurti anteriore per agevolare il passaggio dell’aria nella nuova presa e i cerchi in lega ridisegnati per ospitare pneumatici ribassati. Negli interni completamente rivisti la plancia, con orologio digitale già apparso nelle ultime prime serie, pomello e rivestimento della leva del cambio. Nuovo disegno pure per i sedili, disponibili anche con tessuti firmati Ermenegildo Zegna, luci di cortesia temporizzate e una luce di lettura orientabile.
Lancia Gamma Coupé si rinnova così come la berlina: il 2,5 litri è proposto soltanto nella versione a iniezione elettronica ed è disponibile anche con cambio automatico a quattro rapporti. Negli interni stesse modifiche della berlina alla plancia e nelle luci sulla plafoniera, mentre i sedili, già differenti dalla berlina nella prima serie, sono meno avveniristici ma più avvolgenti tanto per le gambe quanto per le spalle. La posizione di guida è eccellente, tra le migliori delle GT dell’epoca soprattutto in termini di comfort, adatta a macinare chilometri a velocità sostenuta.
Prima ancora del lancio della seconda serie, nel 1978, Pininfarina disegna un’originale versione targa derivata dalla coupé: si tratta della spider T-Roof con tetto apribile e asportabile ancorato a un robusto roll-bar centrale/posteriore. Sempre Pininfarina, alla fine del 1980, portando il design della coupé sul pianale della berlina, propone la Scala: una sportiva tre volumi quattro porte, con silhouette molto simile alla coupé ma con due porte in più e l’abitabilità della berlina due volumi. Ben prima che il mercato si orienti verso le station wagon, Pininfarina propone la Olgiata, curiosa versione con portellone ma soltanto due porte laterali: il carattere è reso sportivo anche dallo spoiler che raccorda tetto e portellone.
Ai tre esemplari della carrozzeria piemontese si affiancano due proposte dall’Italdesign di Giorgetto Giugiaro: la prima, del 1978, si chiama Megagamma. Giugiaro alza notevolmente la carrozzeria per aumentare il volume intero: nasce così una più che squadrata due volumi, il prototipo richiama il progetto di due anni prima fatto da Giugiaro per i taxi di New York. La seconda concept è del 1980: la Gamma 3V, altra interpretazione a tre volumi della Gamma berlina. L’esemplare, ancora in perfetta forma, è stato utilizzato dai manager Lancia all’epoca e ora fa parte delle vetture esposte all’Heritage Hub Stellantis di Torino.
Nel 1984 la produzione termina per passare il testimone alla Lancia Thema l’ammiraglia che diventa l’auto blu per eccellenza, capace di fondere eleganza, lusso e prestazioni.
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