Nel dicembre del 1926 i “quattro moschettieri” Canestrini della Gazzetta dello Sport, Castagneto segretario della sede bresciana del Regio Automobil Club, spinti dall’entusiasmo di Maggi e Marzotti, idearono una corsa automobilistica che da Brescia doveva partire e concludersi, dopo essere passata da Roma.
Il percorso risultò lungo 1.600 chilometri e Mazzotti, recentemente rientrato da un viaggio negli Stati Uniti, si accorse che quella misura corrispondeva a 1.000 miglia. Nacque così la Coppa delle Mille Miglia.
Il successo fu immediato: bastarono quattro edizioni, perché Nuvolari e Guidotti, a bordo della loro Alfa Romeo 6C 1750 GS, sfondassero il muro dei 100 km/h di velocità media, nella leggendaria edizione del 1930. Erano anni epici di assoluto dominio delle Alfa Romeo e di piloti tanto coraggiosi quanto ricchi di “ardimento” quali: Nuvolari, Varzi, Campari, Pintacuda, Biondetti, solo per citare i più famosi. Un grave incidente del 1938 fece saltare l’edizione del 1939 perché il governo impedì le corse su strada. Gli organizzatori non si persero d’animo e costituirono una sorta di circuito tra Brescia, Cremona e Mantova, che ripetuto nove volte raggiungeva la distanza: nacque così il Gran Premio Brescia delle Mille Miglia.
La guerra decretò il secondo stop alla competizione, che riprese tra mille difficoltà nel 1947: ponti distrutti, strade dissestate, benzina e pneumatici razionati, la produzione di vetture che riprendeva a fatica. Le tre edizioni dal 1947 al 1949 furono difficili da organizzare, quanto incredibili da correre.
Le otto edizioni dell’era moderna, dal 1950 al 1957 videro l’affermarsi delle Case ufficiali, provenienti da tutto il mondo, e dei piloti professionisti. La manifestazione assunse una tale importanza internazionale che contribuì sensibilmente alla ricostruzione della rete viaria del Paese, nonché allo sviluppo del settore automobilistico, tra i veri motori della ripresa italiana non solo nel primo dopoguerra.
Nell’edizione del 1956 Stirling Moss batté il record di velocità media: 157,65 km/h, ma la corsa era diventata così pericolosa che, dopo la funesta edizione del 1957, vennero abolite le gare di velocità su strada. Caparbiamente l’organizzazione creò una formula, praticamente ancora utilizzata per i rally: lunghi tratti di regolarità per raccordare prove di velocità in circuito o in strade di montagna chiuse al traffico. Con questa formula, non più di pura velocità e che non riscosse successo, si svolsero tre edizioni: 1958, 1959 e 1961.
Sono gli anni dell’oblio, solo nel 1968 l’Alfa Romeo, per presentare la nuova vettura battezzata 1750 proprio in onore della mitica auto di Nuvolari del 1930, organizza un tour rievocativo per alcune vetture storiche, seguito dai giornalisti con le nuove 1750. È il prodromo alle edizioni moderne.
Riprende così nel 1982, inizialmente con cadenza biennale, la rievocazione della Mille Miglia, che diventa una gara di regolarità alla quale possono partecipare solamente vetture che hanno corso nelle edizioni dal 1927 al 1957. Dal 1987 la Mille Miglia si svolge tutti gli anni, richiamando collezionisti e personaggi pubblici da tutto il mondo, non solo legati al settore automobilistico.
Ma sono le vetture le vere protagoniste, quelle che hanno scritto la storia della Mille Miglia.
La prima edizione del 1927 venne vinta da una O.M. ma sul totale di 24 Mille Miglia disputate, dal 1927 al 1957, l’Alfa Romeo ne vinse quasi la metà: ben 11 volte. A partire dal 1948 Ferrari vinse 8 edizioni, interrotta solo dalla vittoria di Ascari con la Lancia D24 spider nel 1954.
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