A metà degli anni Sessanta la Ferrari ha urgenza di omologare il nuovo motore che monterà sulla monoposto Dino 166 di Formula 2: si tratta di un due litri V6 che deve essere prodotto in breve tempo in almeno 500 esemplari. Nasce così l’accordo tra la Casa di Maranello e il Lingotto che dà origine alla la Fiat Dino.
Il nome particolare della vettura deriva da una vera e propria storia familiare: Dino è il diminutivo di Alfredo, il nome del figlio di Enzo Ferrari che aveva contribuito attivamente alla progettazione del motore V6 e che, prematuramente, era venuto a mancare, colpito dalla distrofia muscolare. Ferrari decide quindi di denominare “Dino” il propulsore e tutti i modelli che lo utilizzeranno.
Per raggiungere i volumi di produzione richiesti dal regolamento internazionale della FIA per la Formula 2, la Ferrari ha già destinato il V6 ad una propria vettura stradale: si tratta della Dino 206 GT, berlinetta a motore centrale disegnata da Aldo Brovarone per Pininfarina. La nuova coupé viene prodotta nel 1968, ma i tempi, ancor più dei costi, della produzione di vetture a Maranello avrebbero ritardato troppo l’omologazione. Invece la realizzazione di una vettura Fiat, relativamente più economica e soprattutto prodotta in tempi nettamente più rapidi, permette di raggiungere velocemente il numero minimo di 500 unità necessario all’omologazione del motore.
Il V6 Ferrari da 1987 cm³ utilizzato per la Fiat Dino ha due assi a camme in testa per ciascuna bancata, azionati da due catene con tenditori regolabili, valvole inclinate trasversalmente, testa e basamento in alluminio, carter umido (mentre la versione utilizzata dalla Ferrari per la Dino 206 ha il carter secco) ed eroga 160 cavalli a 7500 giri/minuto.
Dall’ufficio tecnico Fiat venne progettata, intorno al sofisticato motore Ferrari, una vettura dall’architettura convenzionale: motore anteriore, cambio manuale a cinque rapporti, trazione posteriore con differenziale autobloccante, avantreno a ruote indipendenti, retrotreno a ponte rigido e freni a disco sulle quattro ruote con servofreno. La carrozzeria viene affidata a Pininfarina, che disegna la spider, presentata al Salone di Torino del 1966. L’anno seguente debutta la la coupé 2+2, opera di Bertone.